29 maggio 1980
Osho mi dice:
Questo è il tuo nome: Swami Anand Franco.
Anand significa beatitudine.
Franco significa Libertà.
La beatitudine è libertà ed è vero anche il contrario: libertà è beatitudine.
Nella realtà sono inseparabili, due facce della stessa medaglia.
Se sei beato, necessariamente sei anche libero, e se sei libero non puoi essere altro che beato.
Libertà e miseria non possono coesistere, così come non possono coesistere beatitudine e schiavitù.
Ottieni una e l’altra segue.
E puoi entrare indifferentemente da ciascuna delle due porte. Sono uguali e conducono allo stesso luogo sacro.
Buddha entra dalla porta della libertà, e lo stesso fa Mahavira: da qui, la loro verità suprema è Libertà. Non dio, non beatitudine, non amore, ma moksha. Moksha ha lo stesso esatto significato di Franco: libertà assoluta, libertà infinita senza condizioni.
Ma altre persone sono entrate invece dalla porta della beatitudine.
Gesù entra dalla porta della beatitudine, e da qui il suo continuo invito ai suoi discepoli: Gioite, gioite, ve lo ripeto ancora ed ancora una volta, gioite!
In India, i mistici dell’Upanishad entrano dalla porta della beatitudine. Da qui deriva la loro idea di essere supremo e l’idea suprema di dio è satchidanand: verità, consapevolezza, beatitudine.
Beatitudine è il valore supremo. Persino la verità è più in basso, persino la consapevolezza. Questa è la loro trinità: verità, consapevolezza, beatitudine, ma beatitudine è il pinnacolo più alto.
La porta attraverso la quale entri diventa la tua esperienza di ciò che è supremo e quindi sarà anche la tua espressione di questo supremo.
Per questa ragione ci sono molte espressioni diverse, ma sono tutte aspetti diversi di uno stesso fenomeno, della stessa realtà.
Una volta che hai capito questo, allora i messaggi di Buddha, Krishna, Gesù, Lao Tzu, Zarathustra sono solo verbalmente differenti, concettualmente diversi, ma non nella realtà.
Le loro parole sono diverse perché sono entrati da porte diverse.
Il linguaggio è diverso ma non il contenuto.
I contenitori sono diversi ma non quello che contengono.
È lo stesso messaggio, la stessa verità, la stessa libertà, la stessa beatitudine.
Il reale ricercatore della verità non può essere un cristiano o un induista o un maomettano o un buddista per la semplice ragione che non ci sono due o più verità.
A partire dalla verità non puoi creare un culto, non puoi farne un credo.
Tutti i dogmi sono contrari alla verità e tutte le chiese sono contro la verità.
Il ricercatore reale è libero da tutti i credo, chiese e teologie.
Lascia cadere tutte sciocchezze e semplicemente entra nel suo essere più intimo e profondo, in silenzio, in preghiera, con una canzone e una danza.
E l’obiettivo non è molto lontano, anzi, è proprio vicino, perché lo portiamo dentro di noi.