Anand

C’era una volta una anziana ricamatrice di nome Rabiya.

Godeva di grande rispetto ed era considerata da tutti la persona più saggia del villaggio, anche se talvolta manifestava la sua saggezza in modi un po’ stravaganti.

In un tardo pomeriggio, alcune persone che stavano tornando a casa la videro china a terra mentre sembrava cercare qualcosa sotto la luce di un lampione.

Si avvicinarono e le chiesero se per caso avesse perso qualcosa.

La risposta fu che stava cercando il suo ago da ricamo che le era caduto.

Tutti allora si chinarono e cominciarono a scrutare per terra alla ricerca dell’ago.

Dopo un po’ di tempo, poiché non riuscivano a trovarlo, un uomo chiese a Rabiya se poteva indicare più precisamente dove le fosse caduto.

Lei si girò e disse: mi è caduto là, indicando con il dito l’albero poco distante sotto il quale era solita ricamare.

Ma se è caduto là, perché lo stai cercando qui? ribatté l’uomo. Perché qui c’è luce, rispose Rabiya, mentre la è buio.

E non ti meravigliare, perché questo è ciò che fate costantemente nella vostra vita!

La storia riassume in maniera vivida la lezione di una vita: le soluzioni si trovano cercandole nel posto giusto!

 

Il mio nome è Anand, al secolo Franco Tarchini, e ho esordito in questa vita con una brillante carriera scolastica, culminata tanti anni fa con una Laurea con lode in Economia.

  • Un inizio quasi perfetto: ce l’ho fatta, adesso la vita è mia!

Il passo successivo mi porta nel mondo del lavoro. Divento assistente del Presidente in una grande società cooperativa del comparto agro-alimentare. Il mio incarico è quello di curare le Relazioni con il Personale.

  • E cosa vuol dire curare le relazioni con il personale? Semplice: man mano che si presentano le grane, ci vuole qualcuno che cerchi di capire come si possano risolvere per passare poi la palla a chi deve decidere davvero. Interessante, ma non è davvero quello che voglio, anche se poter sfoggiare l’etichetta di junior manager è per molti versi gratificante.

La stessa inquietudine che provo io nel lavoro, la sente anche mia moglie nel suo, e allora una grande idea: apriamo una libreria alternativa!

  • Un conto è leggere i libri, e un conto è vendere i libri. Ho bisogno di avere un lavoro, ma anche questa non è la soluzione definitiva che sto cercando.

Vengo assunto per un progetto di cooperazione internazionale in Africa, Mozambico, per far ripartire l’economia e uno sviluppo sostenibile dopo la fine del colonialismo portoghese.

  • Crolla per me l’ennesimo mito. La pesantezza dell’eredità coloniale, la diffidenza e la violenza strisciante che ben presto sfocierà in guerra, la sensazione di inutilità e impotenza nel mio lavoro sono una realtà davvero difficile.

La vera svolta della mia vita accade con il viaggio in India del 1980. Lì c’è l’incontro con Osho che diventerà il mio Maestro spirituale.

Ho la netta sensazione – che diventa poi certezza – di aver finalmente imboccato la direzione giusta: la vera rivoluzione è quella interiore.

Un viaggio che è ancora in corso, perché il viaggio in India è in realtà la metafora del viaggio alla scoperta di Chi sono io?

Quando 10 anni dopo il Maestro lascia il corpo, il grande dono che mi rimane è una nuova capacità di guardare dentro e riconoscere i segnali che indicano il cammino.

C’è un cuore più aperto e vibrante che sa meglio accogliere e ascoltare la voce della Guida Interiore.

E così lavoro e vita diventano una cosa sola, un’unica passione: riscoprire il Maestro Interiore e vivere la vita quanto più totalemente possibile.

Coniugare vero successo e appagamento significa allora mostrare rispetto e gratitudine per questa forma fisica pur con tutti i suoi limiti, onorando al tempo stesso la scintilla divina che DA DENTRO indica il percorso per tornare a CASA.

 

 

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