Perfino la Felicità puo’ creare Noia
Scarica l’audio: clicca con il tasto destro e “salva con nome”.
La felicità è uno stato di eccitazione: ecco perché se dura troppo a lungo, ci si stanca anche della felicità.
Ti sei accorto qualche volta che non sopporti di essere felice troppo a lungo?
Ti stanchi: persino la felicità può creare noia: sempre la stessa cosa, la stessa, la stessa…
Uno vuole cambiare, vuole qualcos’altro e pur di cambiare va bene anche un po’ di infelicità – tanto per cambiare.
Quindi la felicità non può mai essere eterna, non la sopporteresti: dopo un po’ diventa infelicità.
Una volta che è diventata una cosa normale, l’eccitazione non c’è più e allora ti stanchi.
Questa felicità ti esaurisce, non ti rigenera: proprio come l’infelicità, e infatti non c’è una differenza fondamentale tra le due.
La differenza sorge in funzione della tua scelta.
L’eccitazione che ci piace è felicità mentre l’eccitazione che non ci piace è infelicità.
Quindi la stessa eccitazione che ti piace oggi potrebbe non piacerti più domani e qualcosa che è infelicità oggi potrebbe diventare felicità domani, se ti abitui a fartela piacere.
Sono molte le persone che progressivamente cominciano ad apprezzare la propria infelicità e ne parlano.
In realtà se la stano godendo e non se ne vogliono sbarazzare.
Adesso la loro infelicità comincia a piacergli, è diventata una specie di amicizia.
Quando ne parlano, magari dicono che vorrebbero sbarazzarsene ma in realtà non ci provano mai.
In realtà, se gli venisse portata via ne sentirebbero la mancanza.
Quindi, tra uno stato di beatitudine e gli stati di felicità e infelicità, la differenza basilare è che nella beatitudine non c’è eccitazione: ci sono solo pace e quiete assoluta.
Non é né di qua né di là, ma esattamente nel mezzo.
É come il pendolo di un vecchio orologio che va da destra a sinistra e da sinistra a destra.
Quando va a destra la chiamiamo felicità e quando va a sinistra la chiamiamo infelicità ma proprio nel mezzo, dove il pendolo si ferma, dove smette di andare di qua e di là… Ecco, quando il movimento si ferma, si ferma anche il desiderare.
Perché è attraverso il desiderio che si crea il movimento.
É attraverso il desiderio che si manifesta la motivazione a muoversi.
Quando non c’è motivazione a muoversi e non c’è nessun posto dove andare, uno si rilassa dentro se stesso.
Semplicemente sprofonda dentro il suo essere.
Con quel riposo dentro se stessi, quando il pendolo non si muove né di qua né di là, il tempo si è fermato
uno è tornato a casa e quella è beatitudine.
È molto distante dalla felicità, tanto quanto lo è dall’infelicità.
È uno stato completamente diverso e qualche volta arriviamo ci vicino solo nel sonno profondo.
Un sonno molto profondo, nel quale non ci sono nemmeno i sogni.
Un sonno senza sogni, sei completamente inconscio, quasi in coma: ma questo è lo stato più vicino alla beatitudine.
Di norma l’uomo arriva vicino alla beatitudine solo in questo sonno profondo e questa è una sfortuna perché bisognerebbe accedere a quello spazio completamente presenti e svegli.
É per questa ragione che dopo un bel sonno, al mattino ti senti così fresco e rigenerato come se fossi rinato a nuova vita, quasi come una rinascita.
Ecco perché il sonno profondo è una tale forza di guarigione.
Se una persona è ammalata, la cosa più importante della quale ha bisogno è un sonno profondo perché attraverso il sonno profondo tornerà in contatto con la sua sorgente d’energia e quella è l’unica forza di guarigione.
La medicina aiuta a entrare in contatto con quella sorgente.
La medicina non ti aiuta direttamente, ti aiuta invece a muoverti verso la tua sorgente.
E tu hai dimenticato come si fa a muoversi verso quella sorgente.
Di norma, questo stato di beatitudine arriviamo a conoscerlo solo nel sonno profondo mentre questo stato dovrebbe essere conosciuto in piena consapevolezza.
Quindi o ci si arriva in un sonno profondo oppure con un grande risveglio: si può arrivare a conoscerlo nella Buddhità, nell’Illuminazione.
Perciò ci sono solo due possibilità per essere beati: beati sono gli ignoranti oppure beati sono i risvegliati.
Puoi essere beato sia quando cadi in una profonda inconsapevolezza perché in tal modo diventi parte del cosmo e lì il tuo ego non può esistere… Se non puoi sognare come può esistere il tuo ego? Perché l’ego è un sogno.
In quel caso i tuoi desideri non ci sono più, perché tutti i desideri sono solo dei sogni, e quando scompare questo groviglio di desideri, tu non ci sei più.
Perché non sei altro che un groviglio di desideri e con la loro scomparsa sei di nuovo uno con il cosmo.
Tu vibri con il cosmo, non ne sei separato, non sei più un isola.
Sei diventato un continente e sei completamente uno con la realtà, con il tutto.
Questa è una possibilità ed è per questo che nel corso dei secoli le persone hanno apprezzato l’alcool così tanto, perché può portarti a questo stato di sonno profondo.
Droghe e sostanze chimiche sono sempre esistite perché aiutano le persone ad arrivare a quella sorgente.
Ma a quel punto diventi molto inconscio e quindi si tratta solo di un contatto temporaneo.
Sei eccitato, ma continuerai a perdere questo stato perché non riuscirai a farlo tuo – tu non ci sei e quindi non puoi farlo diventare la tua realtà.
L’altro modo è diventare così consapevoli, così allerta, da poter entrare con pura consapevolezza.
Di norma la nostra mente opera a due livelli: il livello conscio e quello inconscio.
Questa è la nostra dualità, il nostro stato di schizofrenia
ed ecco perché siamo divisi tra la mente del giorno e la mente della notte, tra conscio e inconscio: questa è la nostra divisione.
Nel sonno profondo questa divisione scompare e la mente del giorno si dissolve nella mente della notte.
La mente della notte è molto grande, mentre la mente del giorno è molto piccola: un decimo dell’altra.
Nove parti del tuo essere sono inconsce e solo una parte è conscia. Nel sonno profondo, anche questa piccola parte conscia scende dentro l’inconscio… scompare.
Nell’illuminazione accade esattamente l’opposto.
Le nove parti dell’inconscio risalgono, incontrano e si mescolano con la parte cosciente e dentro di essa si dissolvono: di nuovo c’è unità.
L’unità è la chiave.
Puoi o diventare totalmente inconscio e allora avrai lo stato di beatitudine…
oppure diventi completamente conscio, e ancora una volta avrai lo stato di beatitudine.
Nel mezzo c’è l’angoscia, l’ansia, perché sei diviso, continuamente lacerato: una parte che cerca di diventare conscia e una parte che si sforza a rimanere inconscia.
E l’uomo è strattonato nelle due opposte direzioni: questo è il dolore della vita, questa è la miseria.
Quindi, la beatitudine è uno stato di quiete e riposo naturale, e le possibilità sono due.
La prima possibilità è naturale: la possiedono gli animali la possiedono gli alberi, ce l’hanno le rocce.
In essa non ci sono sfide, ma non è fatta per l’uomo.
Per l’uomo, una nuova possibilità ha già aperto sue porte.
Se l’uomo rimanesse con la beatitudine che arriva attraverso il sonno, se rimanesse confinato ad essa, si tratterebbe di un passo indietro.
Sarebbe un arretramento, una caduta, e questo non è possibile perché la coscienza ha già fatto un passo avanti e non può essere riportata indietro.
Non è possibile riportarla indietro, bisogna andare invece con tutto il cuore nella giusta direzione.
Fino a un certo punto l’evoluzione è stata inconscia – con l’uomo essa è diventata conscia.
La natura ti ha portato fino al punto in cui devi prendere in mano il tuo essere e diventare un ricercatore consapevole.
E questo obiettivo di ricerca consapevole è beatitudine.